Nostra Signora Dell'Ipocrisia - Francesco Guccini

Nostra Signora Dell'Ipocrisia - Francesco Guccini

Альбом
Parnassius Guccinii
Год
1993
Язык
`italiano`
Длительность
263260

Abaixo está a letra da música Nostra Signora Dell'Ipocrisia , artista - Francesco Guccini com tradução

Letra da música " Nostra Signora Dell'Ipocrisia "

Texto original com tradução

Nostra Signora Dell'Ipocrisia

Francesco Guccini

Alla fine della baldoria c’era nell’aria un silenzio strano

Qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano

Alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria

Ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un’ombra di malattia

Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar già si scorgeva

E fra biscotti sponsorizzati vidi un anchorman che piangeva

E poi la nebbia discese a banchi ed il barometro segnò tempesta

Ci svegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa

Il Mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male

Che la festa era ormai finita, è ormai lontano il Carnevale

E proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio

Ruttando austeri:" ci vuol pazienza, siempre adelante, ma con juicio «E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell’Ipocrisia

Perché una mano lavasse l’altra, tutti colpevoli e così sia

E minacciosi ed un po' pregando incenso sparsero al loro dio

Sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io

La domenica di mezza Quaresima fu processione di etere di stato

Dai puttanieri a diversi pollici, dai furbi del «chi ha dato, ha dato

Ed echeggiarono tutte le sere come rintocchi schioccanti a morto

Amen, Mea Culpa e Miserere, ma neanche un cane che sia risorto

E i cavalieri di tigri a ore e i trombettieri senza ritegno

Inamidarono un nuovo pudore, misero a lucido un nuovo sdegno

Si andò alle prime con casto lusso e i quiz pagarono sobri milioni

E in pubblico si linciò il riflusso per farci ridiventare buoni

Così domenica dopo domenica fu una stagione davvero cupa

Quel lungo mese della quaresima rise la iena, ululò la lupa

Stelle comete ed altri prodigi facilitarono le conversioni

Mulini bianchi tornaron grigi, candidi agnelli certi ex leoni

Soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l’usato passo

Fatto dai soliti che ci marciavano per poi rimetterlo sempre là, in

Basso

Poi tutto tacque, vinse ragione, si placò il cielo, si posò il mare

Solo qualcuno in resurrezione, piano, in silenzio, tornò a pensare

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